Dicembre, ai miei occhi, ha sempre emanato una luce sinistra: non posso infatti affermare di averlo vissuto con una predisposizione emotiva costante, nel corso degli anni. Chiamando ogni cosa con il proprio nome, credo mi renda appena appena bipolare. Dicembre poi non è il nome adeguato: si dovrebbe chiamarlo "natale". Gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, natale. E, dal momento che siamo nel mio territorio, beatamente mi riservo il lusso della sostituzione temporanea.
A natale, non esiste altro che il Natale. Del resto, la nascita di qualcuno è sempre una grande gioia per la compagnia. Anche se, devo ammettere, pensavo la morte suscitasse maggior scalpore rispetto alla vita. Ma ahimè, sei obbligato a venire alla luce se vuoi tornare alle tenebre; indi per cui la gerarchia sembra costituirsi da sé. Figlia del moto cristiano d'inculcamento progressivo, reputo difficile riuscire ad astrarre le celebrazioni natalizie dal loro nucleo originario. Non mi si venga poi a raccontare che esiste un natale laico poiché è vero quant'è vero che io diventerò papa domani. Se vuoi stare con la famiglia, essere solidale con il prossimo, dare e ricevere doni (occhio ai pericoli, leggiti il "Saggio sul dono" di Mauss), non penso spetti all'atmosfera natalizia il compito di propulsore. Perché, a dirla tutta, le uniche due occasioni in cui rivedi i parenti e ti stringi in un'idea di (ipocrita) vicinanza sono il natale ed i funerali.
Negli ultimi 5-6 anni, a natale, ho sperimentato tutte le possibili sfaccettature emozionali di un organismo umano pensante: dal rinnegare il presepe, pseudo-rimasuglio di rappresentazioni medioevali arcaiche, al battezzare Letizia, la mia pianta natalizia. Appena appena bipolare, dicevo.
Ancora, possiamo dibattere sul natale da single o da accoppiati. In merito a tale questione, ho raccolto del materiale variopinto: coppie che si sfasciano a novembre per evitare la problematica dei regali, individui che uniscono due solitudini a novembre in funzione della problematica dei regali; single che rievocano con stizza il loro natale da single e con nostalgia il loro natale in coppia, accoppiati che rievocano con stizza il loro natale da accoppiati e con nostalgia il loro natale da single. Oh, mai che qualcuno apprezzi qualcosa.
Se c'è un elemento positivo da estrapolare in ogni natale che fugge, credo sia la conferma della mia vulnerabilità. Perché diciamocelo, chi non ricorda la contentezza estrema di un marmocchio che distrugge l'involucro di un giocattolo?
Come sempre accade, non sono le esperienze presenti bensì l'associazione, oppure il paragone, con quelle trascorse a render l'individuo così stranamente imperfetto.