venerdì 3 aprile 2015

Hai ragione tu.

In origine, questo era un luogo pensato per parlare di psicologia clinica, come del resto testimonia la maggior parte degli articoli postati. A distanza di due anni, però, qualcosa è inevitabilmente cambiato ed i temi trattati si sono estesi, poiché mutuati da altre branche della psicologia. Questo, per esempio, sarà uno scritto senza patria né nome; concedetemelo.
Tendenzialmente, sono una persona piuttosto mite e che non disdegna starsene per proprio conto, anche laddove l'attività più quotata sia la contemplazione del soffitto. Nonostante in quest'ultimo periodo percepisca in modo particolare i contro della solitudine, non sono solita farne un dramma; a volte un poco di più, a volte un poco di meno, credo di aver trascorso la maggior parte del mio tempo da sola. A casa, a scuola, in università; persino in mezzo agli altri.

Ieri ho compiuto 23 anni e, come ormai da tradizione, dovrei fare un bilancio di questi ultimi 12 mesi. "Più uno" ripetono tutti, quando invece dovrebbero dire "meno uno", dal momento che ogni giorno che passa è un giorno da sottrarre e non da aggiungere; un giorno in meno che rimane da vivere. A prescindere da quanto avvenuto, un anno tutto sommato ordinario ad esclusione della recente laurea, mi focalizzerei sull'aver maturato una nuova consapevolezza in fatto di giudizio. Detto così sembra non voler dire nulla, ragione per cui ora mi appresto a definire ogni singolo passaggio. A coloro i quali abbiano seguito l'evoluzione di questo modestissimo blog sarà ben noto come i miei principali interessi concernano le neuroscienze e, a più ampio raggio, il modus operandi della scienza. Se apro gli occhi mi trovo immersa in un incantevole paesaggio fatto di relazioni, teorie, associazioni, modelli, spiegazioni, dimostrazioni e confutazioni che interagiscono al fine di dare una continuità all'impegno profuso nel corso dei secoli dai ricercatori. Personalità, queste, spesso bistrattate, sottovalutate e messe a tacere, altre invece idolatrate all'eccesso ed idealizzate, altre ancora piegate a scopi politico-economici e tutt'altro che involute nell'interesse della divulgazione scientifica. Di volta in volta è il giudizio ad identificare da che parte si schierino gli individui e, soprattutto, se si vogliano o meno sbilanciare a favore di una causa ritenuta meritevole del proprio supporto.
Agli psicologi insegnano che giudicare disonori il ruolo stesso, è vero, ma solo chi abbia trascorso una vita ad essere giudicato pur imponendosi di rimanere fedele al non-giudicare è in grado di comprendere ciò che un tale dogma richiede; quanto pesi il fardello della neutralità. Il difficile non è tanto astenersi dall'esprimere opinioni negative quanto invece accettare l'impossibilità a poterne formulare di positive, prigionieri nel vortice del più spietato degli agnosticismi praticabili. E pensare che molte persone fanno del non prendere posizione una filosofia di vita; viene da chiedersi quali gratificazioni ne derivino. Dal canto mio, nessuna.
Si accavallano le ore, si inseguono i giorni, si accumulano gli anni; più trascorre il tempo e più mi accorgo che prima di essere il professionista che sarò (se mai sarò) sono un individuo come tutti gli altri, con il viscerale bisogno di manifestare in piena libertà le proprie opinioni in merito a qualsivoglia soggetto ed oggetto del mondo. Sono nauseata dal costruire giustificazioni ad hoc per ogni evento poco interpretabile, dal non saper rispondere ad un'amica che mi chiede cosa pensi di lei, dall'affondare nel tentativo di vedere la profondità in ogni dove, dal farcire di diplomazia anche la lista della spesa. Mi urta l'abitudine a trovare sempre più alternative possibili ed a percorrere ogni sentiero all'apparenza transitabile, la convinzione che sia lo spirito critico la linea guida per eccellenza, essere disponibile ma asettica, flessibile nella mia spesso tirannica fissità di pensiero. Ciò nonostante, sono ben conscia di essere attaccata alla rappresentazione che ho maturato di me stessa, poiché unico frutto "piuttosto buono" nella marcescenza di quelli di volta in volta coltivati. E se è vero che gli individui farebbero di tutto pur di proteggere la propria immagine di sé, la maggior parte del tempo distorcendo l'esteriore in funzione dell'interiore, allora chi sono io per per remare contro la corrente?
Ieri ho compiuto 23 anni e, come ormai da tradizione, dovrei evitare di fare bilanci.