Fateci caso; la scienza non piace a nessuno se non fino a quando diventa un funzionale terreno epistemologico entro cui fomentare profonde e tormentate speranze rispetto ad argomenti che interessano fortemente. Uno di questi è l'amore. Oggi desidero schierarmi contro l'abuso del motto "gli opposti si attraggono", non tanto perché sia falso bensì poiché parzialmente vero.
Cominciamo dalle distinzioni banali, quelle che per la maggiore piacciono ai deboli di spirito, inscrivendo le coppie nel panorama dell'animale uomo (onde evitare incresciosi fraintendimenti su quanto possano essere verosimili incroci di altra natura). Uomo-Donna va bene, è il Senior degli opposti. Tutto il resto è noia perché ancora nessuno è riuscito a risolvere l'arcano di "buchi" mancanti da un lato e "buchi" in eccesso dall'altro. Bianco-Nero (grigiognolo, marroncino e tutte le sfumature che preferite) già inizia a non andare; il perché è incerto, forse dovuto a discromatopsia congenita. Vecchio-Giovane questo piace, eccome se piace! Specialmente a chi preferisce pensare che sia meglio sentirsi giovani da vecchi anziché vecchi da giovani. Ricco-Povero questo è un dilemma; sono infatti troppe le variabili da considerare. Con Bello-Brutto raggiungo l'apice della banalità e, sincera, non saprei nemmeno cos'altro aggiungere. Ah sì! Che la questione è soggettiva, e me ne lavo le mani.
Addentrandosi nelle distinzioni più sottili, poi, è possibile strutturare una pressoché infinita gerarchia di combinazioni utilizzando il sempre caro concetto di "carattere". Di primo acchito, verrebbe da chiedere se le persone si riferiscano al temperamento oppure alla personalità e, di conseguenza, se parlino di biologia oppure di psicologia e, di conseguenza ancora, se siano consapevoli di ciò che dicono oppure ingranino la quinta per sentito dire o per partito preso. Diventa così difficile divincolarsi in un tale marasma di specificazioni a matrioska che forse sarebbe una saggia decisione dedicare parte delle proprie risorse ad attività meno impegnative. Non so, fare m'ama-non-m'ama con le margheritine, per esempio.
Nella patologia, invece, accade qualcosa di bizzarro, a tratti inspiegabile. Uno tra i casi che più fa riflettere, una questione forse dovuta al fatto che possieda una componente non indifferente di "volersi fare del male", coinvolge le due polarità fobiche: i dipendenti da un lato e gli autonomi dall'altro. I primi compensano ciò che è mancato ai secondi e i secondi ciò che è mancato ai primi. L'attrazione è intensa e la fase d'innamoramento è complessa; il rischio è che sul lungo periodo i due partner finiscano per lanciarsi i piatti anche durante il sonno. L'ideale prototipo di amore fatale.
Potremmo dibattere proficuamente trovando molti altri esempi, eppure il cuore pulsante dell'intera questione pare risieda, in modo trasversale a qualsivoglia caso, nella temporalità. L'attrazione inizia e si conclude in un tempo finito, sfociando in unione nell'amore o in dissoluzione dell'amore. Del resto, da nessuna parte è scritto che due magneti debbano rimanere per sempre connessi, almeno non fino a quando un movimento esterno eserciti una lieve pressione che arrivi a disgiungerli.
Forse è quanto accade a tutti quegli opposti che si attirano; per un breve periodo, finché amore non li separi.