giovedì 22 dicembre 2016

Facciamo a palle di neve.

Anche quest'anno, inesorabilmente, siamo a Natale (ti ricordi L'implosione natalizia?). Quindi quindi, siamo più buoni e questo vuole dire che siamo anche più sinceri. Da quando studio psicologia, da ieri sebbene sembrino anni, anni sì di afflizioni trrremende, ho imparato ad attenuare quella tendenza che ci rende tanto umani e tanto fragili, ovvero il raccontarci molte belle balle di Natale e non solo quelle; piccole bugie che aiutano a sentirsi migliori, di cui ci convinciamo, che difendiamo senza sentire ragioni, che cantiamo sotto la doccia così le sappiamo a memoria e suonano meno improbabili.
Si patisce comunque.
Dicembre mi rende rissosa, mi fa pensare a una delle più grandi balle della storia (stavo per scrivere della civiltà ma ahahah, no), la religione. Ecco, sono già incazzata.
Gli anni vanno su anche per me e, come si è prodigato a ricordarmi il Fertility Day, la mia clessidra uterina tra poco rimarrà a secco di ghiaia; le lancette dell'orologio si fermeranno; gli ormoni del terrore faranno la pace con loro stessi; il Sacro Collo assomiglierà sempre più a quello di Costanzo; il Pendio di Venere vedrà dissolvere la florfauna e, cosa peggiore tra le peggiorissime, il piccolo pene rudimentale rimarrà irrisolto nel complesso della sua vera identità e nessuno più imparerà che è un bistrattato sostantivo femminile. Bisogna darsi da fare, sacrificarsi alla causa, tirare fuori dal cilindro (mai come in questo caso) il frutto del piùomeno amore e... battezzarlo, iniziarlo alla fede. Per i cattolici poi, gli antiscritturali per eccellenza, prima è meglio è. L'essere umano, purtroppo, paga caro il privilegio cognitivo dell'interpretazione.
La religione dovrebbe essere una scelta, o una non-scelta, consapevole, il frutto di riflessioni accurate, di studio e di propensione. Dovrebbe essere accolta in funzione di ciò che garantisce e di ciò che veicola, non della collocazione geografica o delle "tradizioni". Dovrebbe essere valutata in modo critico, soprattutto sulla base delle vittime che s'è lasciata alle spalle e degli omicidi che ancora intende compiere. La religione professa l'amore ma si inciccionisce di economia e di politica, annebbia le coscienze, toglie il pane vero ed elargisce quello "spirituale". Vivere di aria, dicevano. Più generazioni battezzate e più generazioni bestemmiano, ma cosa pretendete, non è cattiveria bensì il risultato inevitabile del non avere capito e interiorizzato il senso del perché non andrebbe fatto. Devono ancora nascere e già sono maschilizzati o femminilizzati, cristiani, vegani, eterosessuali convinti. In una parola, condizionati; in un'altra parola, violati. Ecco allora il vero peccato originale, il primo gesto di sfiducia e di imposizione che compiamo verso le creature che dovremmo amare e accettare incondizionatamente anche, ma soprattuto, se non ci somiglieranno affatto.

Tanti auguri.

mercoledì 30 novembre 2016

Tante care cose.

Sono vergognosa. Un anno senza scrivere minchiate; ho davvero rimesso la testa al proprio posto. Purtroppo, la conseguenza di aver riparato un qualche ingranaggio, il prezzo di aver oliato il sistema, è stata il reset delle idee; delle migliori, almeno. Per un lungo periodo mi si è rammollita la tempra cinica e, senza di lei, nulla aveva il senso di essere scritto. Ma ora sono tornata, più io che mai, rinnovata nella Forza dell'invettiva.
Per recuperare l'intimità perduta con il pennone virtuale, inizierei con uno screenshot:

Il perfetto esempio di cosa sia una specificazione inutile ed inefficace, un'alzata di bacchetta fuori tempo che sfasa l'entrata degli ottoni, in orchestra. In questo caso, per quanto possa condividere la battaglia alla scontatezza, il bisogno di puntualizzare tradisce un substrato culturale incasinato, non più in grado di manipolare i concetti e le idee fondanti dell'individualità. Penso sia assurdo che ancora si debba manifestare per il diritto ad essere atei, ad essere omosessuali, ad essere produttivi, ad essere liberi di gestire i propri genitali, ad essere donne. Forse sbagliamo a chiamarli diritti, soprattutto se appiccichiamo loro etichette come umani o naturali; altre specificazioni sterili ed incerte. Ci crucciamo nel tentativo di imbrigliare la complessità aggiungendo, o addiruttura inventando, "targhette", con la convinzione di guadagnarne in termini di immediatezza. Qual è il risultato di questo turpe lavoro? Allontanarsi dall'idea maxima e lasciare si disperda nella nube delle precisazioni. Sfiderei a non essere confusi; al di là dell'opinione politica, che sia una riforma, un cartello appeso nei peggiori bar di Caracas oppure un qualsiasi elemento sul quale andrà a porsi, anche involontariamente, la nostra attenzione.
Per gli italiani veri: andate, anzi, fiondatevi a votare.
Per i fortunati italiani all'estero: andate, non "mandate" a votare.
Per i dimenticati studenti fuorisede: c'è chi voterà per voi (uhm).