giovedì 30 gennaio 2014

La logica dell'amore strumentale.

Metti il caso che uomini e donne sappiano come comportarsi in una data situazione poiché per ognuna sono stabiliti alcuni precisi canoni d'azione. Questo implica che nell'episodio x io abbia i precetti y, z, t quali norme da applicare e che conducono ad un risultato pressoché certo, nonché noto. In questi casi, quindi un po' in tutti i casi, l'elemento "imprevedibilità" viene eliminato dallo spettro dei possibili fattori di ostacolo al raggiungimento dell'obiettivo prefissato. E questo è, senza dubbio, un bene per la persona che mira al soddisfacimento immediato dei propri bisogni.
Poco tempo fa ho terminato la lettura critica del Kama Sutra, il codice dell'amore indiano che raccoglie molti contributi in materia d'amore (ma non solo) e che derivano da diversi autori dell'antichità. Esso infatti prende in esame le modalità che permettono di diventare un buon cittadino, oltre che ad occuparsi della definizione degli standard che regolamentano la vita di coppia. O meglio, di coppia allargata. Questo perché, non a caso, la cultura indiana è portatrice della pratica della poligamia; volendo specificare, del culto autoalimentantesi della poliginia. L'uomo, pertanto, s'intrattiene con più mogli le quali detengono un pressoché medesimo status: di casta, innanzitutto, ma anche d'istruzione e di predisposizione alla vita di società. Se apparentemente questo può essere considerato un vantaggio nonché "uno spasso", sulla scia del pensar comune, più in profondità non sempre al maschio veicola giovamento, sia dal punto di vista fisico che mentale. L'istituzione del matrimonio impone sì vincoli ed obblighi morali alla donna; tuttavia, le lascia un ampio grado di libertà in termini di scelta intra-relazionale. Dal testo:
"E' difficile conoscere le donne nel loro vero aspetto, per quanto possano amare gli uomini, o essere indifferenti verso di loro; per quanto possano amarli o abbandonarli o privarli di tutte le ricchezze che possiedono".
Tengo a precisare che non è la mia finalità quella di dare all'articolo un'accezione sessista, maschilista o femminista che sia. Limitatamente alla fonte a cui mi riferisco, infatti, e nonostante si presupponga essa implichi un assoggettamento dell'entità donna al volere dell'entità uomo, posso dire di non aver riscontrato eccessive disparità in funzione del genere. Quello che appare essere uno sbilanciamento a favore dell'una oppure dell'altra polarità, in un determinato caso, viene riequilibrato a proprio svantaggio in una situazione prototipica successiva. Sembra che sia proprio questo bilanciamento compensatorio inculcato a suon d'insegnamenti a rendere i rapporti uomo-donna pressoché stabili e duraturi nel tempo. Inoltrandomi nella lettura, mi sono spesso chiesta se una tale modalità di gestione dell'amore non tendesse a frantumare l'ingenuo e spontaneo primo accesso all'esperienza relazionale. Invero, fermo considerando l'amore alla stregua di una delle svariate discipline da apprendere nel corso della maturazione individuale, la concretezza dell'applicazione di norme riesce ad aggiungere un qualcosa di significativo alla concezione di fondo? "Vivere imparati" è realmente funzionale alla persona, in sede d'innamoramento? E pensare che persino un sentimento come la gelosia, viene regolamentato. Dal testo:
"Quando vi sono molte altre mogli oltre lei, la più anziana deve fare amicizia con quella che viene immediatamente dopo di lei per posizione ed età, e deve istigare la moglie che ha per ultima goduto dei favori del marito a litigare con la presente favorita. [...] Qualora accada che la favorita litighi con il marito, la moglie più anziana deve dare ragione a lei, incoraggiandola in modo da far ingrandire il litigio e ogniqualvolta una piccola lite divide i due, ella deve adoperarsi affinché la divergenza acquisti proporzioni sempre più grandi".
Di certo, nulla a che vedere con la mia (occidentale) idea di gelosia, la quale non credo sia tanto da intendersi come questione di preteso possesso, bensì di rispetto nei confronti del vincolo mentale che connette due persone. Un patto, se vogliamo, che impegna ad essere mutuamente coinvolti e che regge fino a quando all'uno siano sufficienti il supporto, l'amore e la vicinanza dell'altro.
Rimarrebbe ancora molto da dire, come sempre accade laddove vengano affrontate letture estremamente stimolanti. Per concludere, non rimane che porsi un interrogativo in grado di circoscrivere e riassumere l'intera riflessione: se amare è "avvertire il simile nel dissimile" (Adorno, 1951), quale insegnamento mai potrebbe rendere la persona in grado di percepire questa sottile discrepanza?

mercoledì 22 gennaio 2014

Se mi chiedi perché giro con l'ombrello anche d'estate...

... ti rispondo che è per tutelare l'organismo dagli acquazzoni emozionali.

I mesi di dicembre, gennaio e febbraio valgono per gli universitari come il periodo estivo per gli stabilimenti balneari: ad ogni giorno che trascorre, si accumulano stress ed attività da smaltire. Non a caso, il mio ultimo articoletto risale a quasi due mesi fa; tristezza senza fine. Tuttavia, anche se di concreto non ho prodotto alcunché, ciò non vuol dire che non abbia trovato l'occasione per riflessioni sporadiche qua e là, frammenti o brevi considerazioni sbocciatemi nella mente, in funzione degli eventi della quotidianità. Mancando di un nesso logico che le connetta, mi limito a riportarle sotto forma di aforisma, magari accompagnandole con commenti flash a bruciapelo. D'ora in avanti, prometto di esser un po' più costante nell'aggiornamento del blog, ma non mi si prenda troppo in parola.
  • Sto studiando la memoria, ma da nessuna parte mi viene spiegato perché le persone dimentichino ciò che facciamo per loro.
Sarò sincera: mi sono scocciata molto presto di dare la caccia alla risposta. È anche vero che spesso, però, la causa del mancato raggiungimento di una conclusione è da attribuirsi a quesiti mal posti. La domanda giusta conduce sempre ad una risposta, vera o falsa che sia. Contrariamente, la domanda sbagliata persuade a galleggiare nell'anticamera della soluzione, appropriata o inadeguata che sia.
  • Prima d'iniziare qualcosa, impara come riuscire a finirla.
  • Se non hai ben chiaro cosa sia l'amore, non cercare risposte addentrandoti in una cultura che non sia la tua.
Un'affermazione fiorita nel bel mezzo della lettura (critica) dell'edizione originale del Kama Sutra di Vatsyayana. E' molto probabile che pubblichi un articolo ad esso intimamente congiunto.
  • Quando dormi, chiudi gli occhi per riuscire a chiudere la mente. Quando immagini, chiudi gli occhi per poter aprire la mente.
Da qualche settimana a questa parte, capita che fatichi ad addormentarmi, indipendentemente dall'orario e dalle attività svolte in giornata. Soprattutto laddove mi sforzi in maniera attiva a prendere sonno, fermo considerando il dormire quale miglior lenitivo possibile per le afflizioni auto/etero-generate.
  • I rapporti si sfasciano a causa di un fraintendimento di priorità.
Un punto critico, una delle mie grandi battaglie. Sono da sempre convinta che uno tra i più intimi desideri dell'essere umano sia quello di poter diventare la priorità di un proprio simile significativo. Ciò implica un salto qualitativo di status: da semplice stura-voragini familiari e di carriera ad indispensabile presenza. Che poi, le questioni più semplici e lineari sono anche le più sorprendenti; come il fatto che se sei nei pensieri di tutti è perché non sei nelle priorità di nessuno. 
  • Lo psicologo fa con le parole ciò che il chirurgo fa con il bisturi.
  • Una pratica masochista ma molto utile a cui sottoporre l'autocontrollo mentale è costruirsi la rappresentazione di una scena temuta e rimanere a guardare la reazione dell'organismo. Il pianto è indicativo del grado di coinvolgimento futuro.
Per le modalità di utilizzo, leggere il foglietto illustrativo. Si consiglia di tener fuori dalla portata dei deboli di spirito. 
  • Hai chiara la sgradevole sensazione che si prova quando qualcuno agisce nell'unico modo che ti disturba?
  • C'è sempre qualcosa di peggio. Peccato ci si accontenti del meno e lo si sopraelevi a torto assoluto.
  • È la disposizione mentale negativistica a farti vedere nero, oppure è il buio della realtà di per se stesso ad insinuarti il tarlo che distorce in maniera pessimistica ogni cosa?
Qual è la relazione? Della serie, vedi nero perché sei negativo, oppure sei negativo perché vedi nero? Le correlazioni tra variabili psicologiche sono i più fastidiosi ed urticanti risultati a cui la ricerca possa approdare. Quando sono all'oscuro di cosa causi cos'altro, anche se m'impegno, trovo di estrema difficoltà affermare un avanzamento di consapevolezza. 
  • Le persone nulla se ne fanno di amore a distanza e presenze ad intermittenza. Le persone hanno bisogno che venga dedicato loro del tempo.
  • Le delusioni non sono altro che proiezioni di aspettative gonfiate.
  • Al tramonto dei 21 e dopo tre anni a pane e psicologia, comprendo il grande mistero del perché gli individui inizino una psicoterapia: per mere questioni di bilancio.
Infatti, se amassero seguire i consigli dati dalle persone vicine alla stregua della loro insistenza nel richiederli, la tendenza poco a poco dissolverebbe.