Se c'è un qualcosa che mi fa soffrire, nel concetto di latenza, è la ricerca gretta e disperata di giustificazione. Perché di quiii, poiché di lààà. Ora, dovete scusarmi. Da quanto sarà che non scrivo? Il fatto è che ho iniziato la Magistrale e, vivendo altrove, ho una casa a cui non posso far mancare lo stretto necessario affinché possa definirla tale. In più, devo alimentare il tentativo di tenere in piedi una vita sociale, evitando che i paper si accumulino intasando dropbox. Inoltre, ho così tante idee a cui non sono in grado di dare forma in modo indipendente! Ecco perché trovo davvero poco tempo da dedicare al blog e, di ciò, me ne dispiaccio (faccina triste).
In questi tempi poi, ho raffinato la tecnica del dare coerenza a questioni, anzi, suggestioni, che di logicità apparente non sembrano averne. Mi sono oltremodo specializzata e, che ci si creda oppure no, le persone sono felici e tacitamente ringraziano per aver trovato il fessacchiotto a cui delegare il compito. Vuoi essere buono, ma tanto, per Natale? Risolvi le contraddizioni nell'aere. Mmmh, dicevo. Ho così tante idee, un po' a casaccio, e sono in tal modo costipata da non riuscire a svilupparle singolarmente, che muoio dall'impulso di gettarle nel pentolone, farle bollire mescolando a tratti ed aspettare di gustare quello che ne verrà. Io non mi sbilancerei, sul risultato. Ciò che invece farei, per il processo. Hai presente da bambino, quando al ristorante creavi la pozione per la mamma, unendo il ketchup alla maionese all'olio ai grissini al sale allo zucchero al tovagliolo al cameriere alla coca-cola? Perfetto, meglio limitarsi alla meraviglia del fare che non del considerare. A proposito di cibo, mi piacerebbe giungere alla comprensione ultima del perché nessuna coppia sia mai "quel tipo di coppia". Un dilemma alquanto fastidioso quello che si propone quando nella prototipica occasione del dover fare il terzo, o il quinto, ad una cena, senti dire "non preoccuparti, noi non siamo così". Così come? Così peggio delle più bieche limonaie d'inverno? Il perché sia una frase tipicamente femminile, poi, apre a due considerazioni. O il partner vive nella convinzione, mai contraddetta, di fare in realtà parte di "quel tipo di coppia" oppure chi, io? Io ero single, da domani. Rimanendo ottimisti, forse basterebbe sfruttare la variante psicologica del non innescare quella che appare come un'allarmata risposta difensiva allo spiazzante e terribile "non me la sento di reggervi il moccolo" che sputate nell'occhio degli amici. Già in principio, il clima che viene a crearsi non è mica dei più auspicabili. In questo modo mica vi aiutate a superare l'impasse della singletudine. Tuttavia, questo è niente rispetto all'attanagliante mondo delle dinamiche gruppali, in senso letterale. Che poi, tutti i migliori lavorano in gruppo eh, i neuroni in prima linea, però valuterei anche la probabilità che unire le forze possa sottrarre risorse al singolo. Un po' come per quelle poche migliaia di neuroncini dell'area x che si vedono soffiare la preferenzialità di risposta dagli adattamenti compensatori degli ultimi arrivati. Ci potevate pensare anche prima! Dov'è andato a finire il gene egoista che sedimenta in ognuno di noi?
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