- Se una persona non conosce alcunché di economia, banca e finanza, di certo non sarà invogliato ad intrattenere un discorso più o meno formale con un professionista del campo. In egual modo, un personaggio che nulla sa di psicologia dovrebbe annacquare la complessità delle variabili psicologiche con meri discorsi-da-bar. Ad ognuno il proprio raggio d'azione.
- La psicologia è una scienza, su questo non si può patteggiare. Se volete, posso però concordare con chi sostiene che non tutti gli approcci siano scientifici (Freudmerda!).
- La tentazione di trovare una giustificazione alle peggiori aberrazioni del comportamento umano è in così modo pervasiva da contemplare qualsiasi possibilità. «Tizio ha agito in quel modo perché la sua struttura di personalità non gli permette nulla di diverso»; «Tazio non è cognitivamente preparato ad affrontare le esperienze in modo adattivo ed efficace»; «Tezio è emotivamente inibito perché è stato precocemente costretto a costruire barriere tra sé e l'altro», e via così. Ci si immagini poi quando le spiegazioni si tingono di collegamenti (neuro)biologici, ormai imprescindibili laddove l'obiettivo sia quello di sondare i meccanismi della psiche. Il cervello produce la mente come i reni producono urina, scimmiottando una citazione di un neuroscienziato olandese di non troppo vago orientamento riduzionista. Per quanto sia, in parte, anche la mia prospettiva, non posso fare a meno di aprire gli orizzonti alla volta di soluzioni che siano sì descrittive ma al contempo esplicative. È necessario; l'oggetto d'indagine è troppo complesso per essere ri(con)dotto alla mera somma delle sue componenti.
martedì 23 aprile 2013
Lo studente di psicologia.
Sofferente di tutti i sintomi su cui si esprime, spauracchio che per altro l'accomuna con quello di medicina, lo studente di psicologia fluttua nel mare della frustrazione ed utilizza come unico appiglio un fantoccio ripieno d'indefinitezza. Esasperando la dimensione dell'incerto sino a mettere in dubbio la concretezza stessa del proprio esistere nello spazio e nel tempo, non può che fare affidamento sulla curiosità, la forza motrice che lo spinge ad andare oltre, a non barattare il suo bagaglio di (limitata) conoscenza con un valigione indirizzato "Timbuctù, da domani cambio vita". Perché? Eccovi qualche motivazione.
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