Può capitare, in un qualche momento della vita, di trovarsi in una situazione tale per cui risulta impossibile farcela da soli, laddove consapevoli di un disagio che logora dall'interno. E' l'attimo in cui le già fragili difese crollano, in cui la luce in fondo al tunnel altro non è che un bilico in fase d'avanzamento. Per la prima volta realizzi di aver sempre negato, di esserti rifiutato di inquadrare i tuoi malesseri in un qualcosa che fosse più strutturato del classico "sono fatto così, poi passa". Immagino tu abbia perso il conto delle volte in cui una frase di questo tipo, ribellandosi, sia fuoriuscita dalle tue labbra. La prima volta l'hai ignorata, la seconda zittita, la terza ricacciata in un angolo remoto della mente, la quarta vomitata rabbioso, la quinta finalmente hai provato a contrastarla ma ti sei accorto di quanto fosse distruttivo il suo passaggio. Cosa fare, soccombere? Dipende da ognuno ed elemento centrale è la motivazione; con ciò s'intende che prescindere da questa sbarra la strada a qualsiasi intenzione all'azione, sino dalla più tenera età. Non a caso, i Sistemi Motivazionali Interpersonali giostrano per intero la complessità del comportamento umano. Ne sono stati individuati cinque: agonistico, dell'attaccamento, della cooperazione, dell'accudimento e della sessualità. Nella pratica clinica non si è mai trovato un paziente che non manifestasse malfunzionamenti in uno od anche più di questi sistemi, a riprova di quanto siano significativi nell'espressione di un percorso evolutivo sano oppure patologico.
Esternare una richiesta d'aiuto non è cosa facile e la difficoltà cresce (o diminuisce) a seconda del disturbo, poiché differente è l'approccio stesso alle proprie individualità e presenza nel mondo relazionale. Evitando di cadere nello specifico, è sufficiente la distinzione tra disturbi egodistonici ed egosintonici a chiarire il perché di tale diversità. L'esempio calza meglio con i secondi; sono in sintonia con l'ego i Disturbi di Personalità ed il Ritardo Mentale. Ciò significa che in entrambi i casi, l'individuo non si rappresenta come "disturbato" poiché, vuoi per condizioni psicologiche vuoi per condizione biologiche, ha manifestato patologie di tratto (permanenti, pervasive) e non di stato (temporanee, sporadiche). Per esempio, se sono un istrionico (DSM-IV-TR, Disturbo Istrionico di Personalità, gruppo B: amplificativo/imprevedibile) lo sono a 360° per 365 giorni all'anno; non sono quindi in grado di considerare invalidanti tutti i miei comportamenti perché questo vorrebbe dire azzerarmi, cancellare il fatto ed il restante da fare. Non per nulla, si sostiene che i Disturbi di Personalità siano radicati e, pertanto, impossibili da rimuovere in modo globale.
Approdati ad una fase in cui viene riconosciuta la presenza invalidante di un problema, è il momento di decidere, di mettere mano al portafoglio. Ora, come scegliere il professionista a cui affidare la propria storia? Andare a casaccio, oppure informarsi circa i diversi approcci esistenti alla psicoterapia? E se non posso permettermi lo specialista che vorrei, come procedo? Caos.Nell'attimo in cui sceglie questa carriera, lo psicologo clinico sancisce le proprie sfortune. In che senso. Nel senso che è chiamato quasi all'onniscienza, a confrontarsi con un'imponente mole di disturbi che deve conoscere e saper trattare seguendo un medesimo approccio ma producendo risultati del tutto differenti. Per esempio, se il metodo x funge con il paziente y, non è detto con il paziente z (che manifesta analogie nel quadro clinico) produca miglioramenti. Ancora, se ho mal di orecchie, una ciste o una gastrite, so bene a chi rivolgermi; questo non succede quando a non funzionare è "la mente". Oltre al guazzabuglio ed all'indefinitezza della sintomatologia, un'altra sembra essere la questione da affrontare: lo scetticismo. Perché di lagne non ne faccio nel momento in cui richiedo una visita specialistica per "patologie tradizionali", non è vero? Eppure mi lamento, semino e coltivo insofferenza quando il disturbo appare di "non riconosciuta natura". Qualcosa proprio non funziona nel modo in cui veniamo addestrati al confronto con il malessere mentale; ci insegnano a rifuggire l'ignoto nella speranza questo dissolva da sé, oppure ad affidare i nostri disagi alle ipotetiche capacità di pretucoli parlanti.
Strano come ruoti il mondo all'alba del Terzo Millennio.