Lamento spesso il fatto di non essere una grande intenditrice ed amante di cinema. Appartengo alla piccola categoria di persone che preferisce la carta stampata allo schermo, mini o maxi che sia. Nonostante ciò, devo riconoscere che ci sono alcuni film a cui mi sento particolarmente legata; "Salò" è senza dubbio uno di questi. Capolavoro controverso, lo vidi per la prima volta al secondo anno di superiori e ricordo uno shock di una settimana intera. Non riuscii proprio a metabolizzarlo. Così come non riuscii a metabolizzare il romanzo a cui Pasolini si ispirò, ossia "Le centoventi giornate di Sodoma", scritto dal libertino de Sade nel 1785. Non che fossi matura a sufficienza per letture di quel tipo, certo, ma non lo sarei tutt'ora; infatti, sono convinta non esista una maturità sana che possa permettere la "digestione" di narrazioni così particolari. E poi ci si indigna per i romanzetti erotici, pazzesco!
Comunque, cito queste due opere perché realizzano in maniera straordinariamente esplicativa una classe ben variegata di disturbi sessuali, dal DSM-IV-TR classificati come parafilie. Feticismo, feticismo di travestimento, pedofilia, voyeurismo, esibizionismo, frotteurismo, sadismo e masochismo; chi più chi meno, tutti sanno a che cosa si riferiscano. Alcuni sono meglio conosciuti di altri, sia dal punto di vista ingenuo che da quello rigoroso della ricerca empirica. Per alcuni inorridiamo mentre ad altri semplicemente reagiamo con indifferenza o magari un commento in sordina. Sembra però che si sia sempre sulla scia della colpevolizzazione, soprattutto quando messi di fronte a situazioni che non si riescono ad assimilare all'interno di schemi forse poco addestrati alla flessibilità. E questo non per un'apologia di comportamenti in ogni caso patologici, bensì in virtù del fatto sia necessario almeno un minimo grado di vicinanza e comprensione verso chi manifesta disagi così invalidanti. I pedofili non sono tutti "omosessuali repressi", i sadici non si riconoscono a colpo d'occhio camminando per la strada, i feticisti di travestimento non sono quelli che vi movimentano le serate in discoteca, e via così. Non se ne può davvero più delle solite giustificazioni, anche se trovarne di migliori è un'impresa ardua; i ricercatori non dispongono tutti i giorni di pazienti smaniosi di raccontare al vento le proprie perversioni.
Ciò che accomuna le parafilie sembrerebbe essere un forte sentimento soggettivo di compulsione a governo del comportamento, l'impulso irrefrenabile ed incontrollabile di ricevere una gratificazione sessuale mediante l'utilizzo di oggetti inusuali. Questo nulla ha a che vedere con fantasie o sperimentazioni occasionali, naturali ed auspicabili nel cammino che porta alla strutturazione di un'identità sessuale sana ed appagante.
Resta aperto il grande interrogativo sul perché la (quasi esclusiva) totalità degli individui con parafilie sia costituita da uomini.
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